All’inizio era una terra desolata, popolata da bambine con bambole che non crescono mai…
La citazione iniziale del cult-movie del momento “Barbie”, ha un impatto immediatamente di livello altissimo nell’ambience spettacolare e culturale della pellicola, saldamente e tenacemente diretta da una regista di altissimo spessore e sensibilità artistica e filmica. Donna…e che donna!
Si entra in un mondo completamente irreale, ma al tempo stesso così maledettamente vero e pieno di citazioni stereotipate, come del resto si presenta la protagonista, Barbie Stereotipo.
Non si comprende subito la necessità di mettere questa figura al centro della storia, ma ben presto si inizia ad amare questa bambola che non si presenta come di solito si tende a pensare (infatti a stereotipare).
Ma questa Barbie che si rende conto di essere in connessione con la sua alter-ego umana e nel contempo con la sua creatrice, è una rivelazione…con sentimenti, speranze, dubbi e pensieri umani. Destabilizzata da questi accadimenti, Barbie entra in un mondo di contraddizioni in termini e cerca di capire come sia possibile che l’umanità abbia invaso la sua esistenza. Il cambiamento è umano, ma terrificante per Barbie, nata solo per rendere potenti e felici le sue bambine umane, che con lei diventano donne.
Ma non è così. Il mondo reale destabilizza, disumanizza anche i sentimenti più importanti e ti fa chiedere “per quale motivo sono qui…sono nata…qual è il mio scopo…?”.
La domanda più importante e devastante che domina tutti noi, in turbini di sentimenti, pensieri, pentimenti e rabbia…richieste urgenti di affetto, incondizionato…per darci un senso…per dare un senso…a noi stessi…ai nostri gesti.
Vulnerabili e al tempo stesso liberi, non sappiamo più chi essere…chi diventiamo…cosa faremo per noi, per il nostro mondo…quali saranno le nostre priorità, quali le nostre azioni future.
Un flusso libero di sentimenti attraversano la storia, in un risveglio fantastico e imponente di un pensiero femminile sfogato dall’ alter ego di Barbie, in un monologo in piano sequenza sublime, interpretato dall’attrice America Ferrera, con la sua umanità e fragilità e forza interiore…Un risveglio per tutte le Barbie, ingannate dai Ken che nel frattempo avevano usurpato il potere di BarbieLand, in nome di un patriarcato arcaico e falsamente mascherato da accettazione della donna al potere.
Pensieri molto profondi, concetti davvero devastanti attraversano questo film, mai banale, mai scontato anche nelle scene più esilaranti, ricche di citazioni colte e che mostrano un mondo maschile debole, meschino e pieno di falsità mascherate da gentilezze.
Pensiamo più spesso a quante “Barbie” noi maschi, ragazzi, uomini, Ken, riduciamo in condizioni da non capire più quale sia il loro posto…a volte con gentilezze false e bieche, a volte con violenze inaudite…Pensare è una prerogativa umana, vivere se stessi è umanità, quella stessa umanità che Barbie abbraccia, sentendo finalmente dentro di se quale sia il suo posto nell’universo…Lo scopo della sua esistenza.
Magistrale interpretazione di Margot Robbie che potrebbe tranquillamente essere candidata all’Oscar come migliore attrice. Ma tutto il movie è un turbine di possibili candidature alle statuette più ambite.
Si sente la potenza di un team tutto femminile, guidato dalla regista Greta Gerwig, con un impatto narrativo senza sbavature, ricchissimo in scene, dialoghi, scenette esilaranti, e tanti momenti di pura poesia meditativa di assoluta bellezza.
Probabilmente la pellicola diventerà anche un musical a Broadway, viste le numerose scene con canto, danze e movimenti da palcoscenico, tipici di uno show di altissimo potere ipnotico.
Restano le molte domande che la pellicola impone ad un mondo maschile (ista), domande che potrebbero avere risposte amare per molti uomini di potere, sempre che abbiano il coraggio di vedere nel profondo del loro cuore, pensieri e anima, troppo spesso molto meno colorata del pink world di questa meravigliosa Barbie.
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